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al testo di Amina Narimi
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E' una brezza che amo e dove porta
di là dalle notti di tutti gli inverni,
congiungendo il miele immaturo al mio ventre, tra la saliva ed il fiato, prima del bacio, in quell’attimo a forma di labbra si avvia l’eternità.. nello spazio imprevisto del mandorlo, tra le vene lucide di meraviglia, ha disegnato parole, ed il caos delle voci, leggero, dei passi il via vai negli occhi bagnati col sole fila l’oro l’amore e noi ribaltiamo la notte nel petto a prendere posto per terra, secrezione preziosa della natura che spinge nell’ora. Soltanto giocando, così, si dilata la conoscenza, e un bambino- milioni di anni fa, che correndo nel corpo d’amore capace di stringere spirito e carne all’immenso- squarcia la luce di un soffio, piccolezza che basta, persino all’inferno, con l’identica semplicità del filo d’oro di bisso per come sorregge e il coraggio in tutte le sue iridescenze, il sigillo, la folgorazione, che dona la libertà
È un cervo blu, nell’incendio d’amore, che ti prende per mano e cammina fino a sbucare nel prato delle cascate dove brillano i piedi nelle strelitzie e le ombre compatte, allungate sul viso a seconda dell’ora del giorno, di gioia, tra lo stomaco e il petto , tremenda irriducibile e gonfia di carne e capelli un attimo prima che stacchi dal ramo un cuore rosso pulsante, sulla realtà, con la polpa esposta agli uccelli, alle larve.
Ti ho visto pregare stamane per il dolore segnare lo sguardo, la trama dei frutti, le fibre cadute dagli alberi. Eppure, è un canto ampio e infinito che sale, dove la vita rimane, con tanta forza nelle parole che amo, è la poesia, che riparte, ancora una volta, da terra. |
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